L' idea sostanziale della pratica dell' oggetto relazionale è quella di creare discussione. Trasformare gli oggetti quotidiani vuol già dire cambiare le nostre abitudini.
La mia idea è che la nostra mente cerca ogni volta di ritrovarsi in spazi nuovi attraverso una rete di relazioni che la nostra personalità immagina (personalità intesa come bugia ad uso e consumo della propria vanità umana, che rappresenta per se stessa e mai per gli altri).
L' oggetto non è solo una funzione o un segno, l'oggetto è anche una tipologia di spazio in cui la nostra mente trova ogni volta il suo alloggio. Questo significa che agire sull' oggetto può darci la possibilità
di orientare in qualche modo lo sguardo dell'altro, le sue impressioni le sue idee senza necessariamente determinarle, l' oggetto veicola desideri e vissuti senza dichiararli apertamente, esso
manifesta solo forme mute, ma l'uomo non smette mai di interpretarle: non può farne a meno!
La pratica artigianale dei volumi, delle forme, dei colori può aiutarci nel tempo a renderci consapevoli che il valore di una forma non dipende dalle sue dimensioni né da suo contenuto, ma dalle nostre capacità, dall' attenzione o dall' esperienza che noi proiettiamo al suo interno.
In pratica qui non si tratta solo di ri-fare una forma per un esperienza estetica ma di accompagnare la nostra curiosità all' interno di una dimensione prima creata da noi e poi dagli altri in un interazione continua, tanto da divenire un vero e proprio linguaggio (non-direttivo e non-convenzionale), un linguaggio che non porti con sé una determinazione necessaria, un linguaggio che accarezzi l'idea, che possa accendere la nostra immaginazione, aprirla e muoverla verso un nuovo livello di comprensione.
In questa dimensione, accoglienza, comprensione, compresenza e unità diventano esperienza.
Queste 4 parole possono spiegare bene l'esperienza di libertà che un luogo realmente accogliente può assicurare alla nostra presenza.
Ne potremmo aggiungere una successiva che è PACE.
Questo avviene quando la fisicità dello stato vissuto smette di significare (si cancella-istantaneamente) quando l'idea del nostro corpo smette di disturbarci; ma perché questo avvenga è necessario che la nostra mente smetta di essere ripiegata nelle sue aspettative e cessi di essere prigioniera delle sue eterne necessità.
Rompere la funzione naturale dell'oggetto significa allargare la sua dimensione simbolica. Prima della dialettica esiste nell'uomo un desiderio di spazio solo in seguito al riconoscimento dell'altro nasce una relazione ovvero la mediazione di uno spazio condiviso.
Massimo Bressan, 2017
La mia idea è che la nostra mente cerca ogni volta di ritrovarsi in spazi nuovi attraverso una rete di relazioni che la nostra personalità immagina (personalità intesa come bugia ad uso e consumo della propria vanità umana, che rappresenta per se stessa e mai per gli altri).
L' oggetto non è solo una funzione o un segno, l'oggetto è anche una tipologia di spazio in cui la nostra mente trova ogni volta il suo alloggio. Questo significa che agire sull' oggetto può darci la possibilità
di orientare in qualche modo lo sguardo dell'altro, le sue impressioni le sue idee senza necessariamente determinarle, l' oggetto veicola desideri e vissuti senza dichiararli apertamente, esso
manifesta solo forme mute, ma l'uomo non smette mai di interpretarle: non può farne a meno!
La pratica artigianale dei volumi, delle forme, dei colori può aiutarci nel tempo a renderci consapevoli che il valore di una forma non dipende dalle sue dimensioni né da suo contenuto, ma dalle nostre capacità, dall' attenzione o dall' esperienza che noi proiettiamo al suo interno.
In pratica qui non si tratta solo di ri-fare una forma per un esperienza estetica ma di accompagnare la nostra curiosità all' interno di una dimensione prima creata da noi e poi dagli altri in un interazione continua, tanto da divenire un vero e proprio linguaggio (non-direttivo e non-convenzionale), un linguaggio che non porti con sé una determinazione necessaria, un linguaggio che accarezzi l'idea, che possa accendere la nostra immaginazione, aprirla e muoverla verso un nuovo livello di comprensione.
In questa dimensione, accoglienza, comprensione, compresenza e unità diventano esperienza.
Queste 4 parole possono spiegare bene l'esperienza di libertà che un luogo realmente accogliente può assicurare alla nostra presenza.
Ne potremmo aggiungere una successiva che è PACE.
Questo avviene quando la fisicità dello stato vissuto smette di significare (si cancella-istantaneamente) quando l'idea del nostro corpo smette di disturbarci; ma perché questo avvenga è necessario che la nostra mente smetta di essere ripiegata nelle sue aspettative e cessi di essere prigioniera delle sue eterne necessità.
Rompere la funzione naturale dell'oggetto significa allargare la sua dimensione simbolica. Prima della dialettica esiste nell'uomo un desiderio di spazio solo in seguito al riconoscimento dell'altro nasce una relazione ovvero la mediazione di uno spazio condiviso.
Massimo Bressan, 2017